TARI, è ora di premiare il cittadino virtuoso

Paghiamo energia e acqua secondo i nostri consumi, ma non si riesce a far pagare la Tari secondo il principio dei rifiuti realmente prodotti

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Rossana Casadio

10/27/20254 min read

Anche in queste settimane come ogni anno sta tenendo banco un po' in tutti i Comuni la questione Tari. A dimostrazione che probabilmente è il tributo che il cittadino percepisce come il più antipatico e ingiusto rispettivamente sia alle ormai decennali promesse di efficacia, efficienza ed economicità, sia relativamente alla maggior parte di noi che convintamente ha sin da subito assunto comportamenti virtuosi.
Sicuramente i primi due criteri si stanno dimostrando all’attenzione di molte nostre realtà che gestiscono l’ambito dei rifiuti. Nel nostro caso specifico lo dimostra Ambiente Servizi che recentemente ha ottenuto a Roma l’ennesimo premio per la sostenibilità, compiendo come società pubblica i dovuti investimenti in modo capace.
Ma il terzo criterio è fin troppo evidente che si è perso per strada: dai cittadini privati alle attività produttive e commerciali, tutti si chiedono perché davvero non ci sia modo contenere, magari anche di poco diminuire, i costi in relazione all’attenzione che a maggior ragione si mette nel ridurre la quantità dei rifiuti.

Ad oggi in Italia ci sono almeno 5 strumenti tariffari fondamentali per spingere sulla gerarchia di una corretta gestione dei materiali: 1) la tariffa puntuale (che ha moltissime variabili e diverse leve da utilizzare sui servizi di raccolta); 2) l'ecotassa (che è di competenza regionale e potrebbe diventare una leva fondamentale per finanziare progetti di prevenzione); 3) Arera (che, opportunamente, ha inserito negli strumenti tariffari anche il fondo per il recupero della plastica dal mare, ma manca una voce che alimenti politiche di riduzione); 4) Regolamenti comunali (dall'esonero tariffario per il commercio senza imballaggio fino all'incentivo per il compostaggio domestico o di altre attività di prevenzione); 5) il CAC (contributo agli imballaggi che dovrebbe diventare sempre più strumento di disincentivo per l'usa e getta ed i materiali compositi).
Mancano però strumenti normativi come quelli in uso in motli Paesi europei, ad esempio i dispositivi nei supermercati per il reso del vetro, dei contenitori in PET e delle lattine, che danno poi diritto allo scontrino da esibire alla cassa per detrarre dalla spesa.

La triste constatazione è che la Legge n°426/98 che prevedeva con il primo gennaio 1999 di cambiare il termine “tassa” con il termine “tariffa”, con la volontà di attribuire ad ogni utente un carico tributario proporzionale ai rifiuti conferiti, è solo parzialmente applicata.
Paghiamo acque e energia secondo i nostri reali consumi, ma i rifiuti no.

L’introduzione della raccolta porta a porta ha a sua volta prodotto un aumento dei costi di raccolta, seppur al tempo stesso ci sia stata una riduzione dei costi di smaltimento ed un miglioramento della qualità dei rifiuti conferiti, che ha alzato i ricavi da riciclo.

Insomma, il principio del pagare realmente ciò che ognuno produce non si è tradotto in realtà, nonostante i codici a barra facciano bella mostra sui vari bidoni. La cosiddetta “tariffa puntuale” in pratica è una “tassa camuffata".

Un po' la stessa cosa che per anni è successo con il contributo sulla depurazione che tutti i sacilesi han dovuto pagare, anche senza essere allacciati alla fognatura, con la motivazione che potevano chiamare una volta l’anno l’autobotte. Peccato che pochi sapessero e che altrettanto pochi ricorressero al servizio ogni anno. Intano però pagavano in anticipo la mera possibilità e non certo solo a servizio reso.

Nel caso dei rifiuti anche nel nostro Comune abbiamo una bolletta modulata sui servizi richiesti, ad es. compostaggio domestico o raccolta umido o bidone del verde ecc. Ma questa “modulazione” in effetti è paragonabile ad un puzzle, dove però i pezzetti che lo compongono sono comunque decisi a priori.

Nel caso del conferimento del secco residuo, a prescindere dai metri quadri, è stato valutato che una persona singola “ha diritto a 15 svuotamenti minimi” l’anno, una coppia a 26, tre persone a 36 ecc.
Peccato che il cittadino virtuoso non ha bisogno di raggiungere un tal numero: io sono sola ed espongo il bidone giallo tra le 5 e le 6 volte, così come coppie che conosco che non lo espongono più di una volta al mese. Perciò in pratica pago 10 svuotamenti in più.
Lo stesso può valere per il ritiro del vetro per cui invece di ogni due settimane a molti potrebbe bastare anche una volta al mese o anche ogni due mesi. Lo stesso per la carta: chi ad es. non compra regolarmente quotidiani e riviste di certo può ridurre lo svuotamento ad uno mensile.
Nel commercio la differenza la fanno sicuramente gli imballaggi e anche in questo caso va tenuto conto.
Ecc.

Insomma, “variare” davvero in base alla richiesta del cittadino e non in base ad una stima fatta dall’alto si può:
allora perché non introdurre la possibilità di prenotazione del servizio?!
Ogni utenza prenota la frequenza degli svuotamenti. Questo varrà poi sempre fino al momento in cui la situazione del nucleo famigliare cambia.
Ad es. un utente singolo potrebbe avvalersi delle metà degli svuotamenti del secco, così come di uno svuotamento mensile di carta e addirittura ogni due mesi del vetro.

E non mi si dica che non si può fare, perché se realmente ci si dovrebbe accorgere su una utenza sfora i suoi 26 svuotamenti minimi garantiti, allora ci si può accorgere anche che sfora i 13 per cui si era prenotata potendo dimezzare il costo di questa componente.
E non si tiri fuori nemmeno la storiella che andiamo tutti riempire i fossi perché chi lo fa lo fa comunque mentre noi cittadini rispettosi abbiamo da tempo dimostrato di accettare i balzelli facendo il nostro dovere.

Inoltre l’amministrazione dovrebbe avviare un ragionamento su come poter conferire, ad es. tramite prenotazione, quei materiali che non vengono accettati dal nostro centro di raccolta (estintori, cartongesso, vetroresina, bombole di gas, ecc.), così come sulla creazione di un centro di riuso abbinato ad ogni centro di raccolta, con vantaggi ambientali, sociali ed economici.

Sarebbe ora di premiare anche ogni cittadino che in questi decenni ha contribuito in prima persona al miglioramento della raccolta e di mettersi davvero a riflettere su qualche proposta fattibile: se si vuole tutto si può, se c’è una volontà c’è anche una via.